Piano casa, Medu:isolamento e precarietà per migliaia di persone

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Dopo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati -UNHCR (ne abbiamo parlato qui), anche Medici per i Diritti Umani si esprime sul cosiddetto Piano Casa, in particolare sull’art.5 che nega la possibilità di iscrizione anagrafica per coloro che occupano abusivamente un immobile. Una norma che rischia di porre in una condizione di “isolamento e precarietà” le migliaia di richiedenti asilo e rifugiati che vivono in stabili occupati. Solo a Roma, Medu stima la “presenza stanziale di almeno 2.000 migranti forzati costretti a vivere in condizioni di precarietà abitativa”. Ecostretti è la parola giusta, vista la situazione di “cronica carenza di posti di accoglienza per i migranti forzati nel nostro Paese”.

Ma cosa significa, concretamente, non poter procedere all’iscrizione anagrafica? Impossibilità di iscriversi e accedere ai Sistemi Sanitari Regionali; impossibilità di procedere alle iscrizione scolastiche; impossibilità di ottenere la cittadinanza italiana. In poche parole, la norma contenuta nell’art.5 del Piano Casa, “oltre a tradursi nella difficoltà per le istituzioni a monitorare le reali presenze sul proprio territorio, priva il cittadino dei suoi più elementari diritti sociali”. Tra i rifugiati, le conseguenze dell’art. 5 ricadranno in maniera più pesante proprio sullepersone che invece dovrebbero avere maggiore assistenza: ad esempio “le persone affette da handicap fisici dovuti a traumi subiti nel paese di origine o durante il viaggio, per le quali risulta necessario un intervento fisioterapico, o persone affette da patologie croniche gravi o disturbi di salute mentale incompatibili con una condizione di isolamento e precarietà”.

Una situazione già sperimentata a Firenze, dove da tempo il Comune non consente l’iscrizione anagrafica alle persone che vivono nelle occupazioni. Tra questi, circa 250 rifugiati, secondo le stime di Medu, che da anni lavora in alcuni spazi occupati del capoluogo toscano (Magazzini Ex Mayer, struttura via Slataper, Parco delle Cascine, scuola viale Guidoni), “rilevando le gravissime conseguenze di una politica decisa a livello comunale” e denunciata più volte insieme ad altre associazioni. Gli effetti di questa pratica, ora istituzionalizzata ed estesa a livello nazionale, sono che dei 170 rifugiati che vivono nelle occupazioni e che negli ultimi 6 mesi sono stati assistiti dall’unità mobile di Medu “circa il 50% non risulta iscritto al Servizio sanitario regionale e il 74,4% risulta privo di residenza, mentre solamente il 17.9% è in possesso di iscrizione anagrafica a Firenze grazie al sostegno di parenti o amici”.

La crisi ha acuito la “condizione di marginalità ed esclusione di molte persone, italiane e straniere”. La decisione dello stato di impedire a molte di queste persone l’accesso ai diritti socio-sanitari pur formalmente garantiti ha come unico esito l’aggravamento della loro precarietà e una loro maggiore esclusione. In sintonia con quanto denunciato dall’UNHCR, Medu “chiede che venga garantita la possibilità di iscrizione anagrafica per tutte le persone vulnerabili che si trovano a dover vivere all’interno di edifici occupati”. Sollecita inoltre “l’individuazione di adeguate soluzioni di accoglienza e integrazione” per richiedenti asilo e rifugiati: è la mancanza di risposte da parte dello stato che costringe queste persone in condizioni di grave precarietà abitativa.

Patrocinio gratuito negato ai richiedenti asilo, associazioni: “avvieremo azioni legali”.

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“Illegittima” e “discriminatoria”: con queste parole il Polo di garanzia per i diritti dei migranti e il Centro operativo per il diritto all’asilo denunciano la prassi sistematica del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, che nega l’accesso al gratuito patrocinio ai richiedenti asilo.

In particolare, le associazioni che gestiscono i due progetti (Senza Confine, Asgi, Laboratorio53) intervengono sulla vicenda che ha coinvolto trenta richiedenti, persone che si trovano in uno dei nuovi centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati di Roma. Dopo il diniego della Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale di Roma, hanno deciso di fare ricorso e chiesto al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma di accedere al gratuito patrocinio. Delle trenta richieste, solo una è stata accettata.

A giustificazione del rigetto delle istanze dei richiedenti asilo, il CdO Roma sostiene che mancherebbe la certificazione consolare sui redditi e beni posseduti nel paese d’origine (art. 79.2 DPR 115/02): “ma, come è noto, i richiedenti asilo non possono avere alcun contatto con le autorità consolari del proprio paese d’origine, così come del resto garantito dalla normativa internazionale, europea e nazionale”, sottolineano il Polo e il Centro operativo. Del resto, era proprio lo stesso Consiglio dell’Ordine che, coerentemente con la normativa interna ed internazionale, accettava, in sostituzione della certificazione consolare, un‘auto-dichiarazione.Questo fino al marzo del 2012. Da ormai più di due anni, invece, “senza un’apparente spiegazione tale prassi è radicalmente mutata, e tuttora perdura”, ledendo in modo grave “il diritto alla difesa”. Questo nonostante anche l’art. 16 del d.lgs 25/08 ribadisca la possibilità di sostituire la certificazione consolare con un’auto-dichiarazione (“Nel caso di impugnazione delle decisioni in sede giurisdizionale, il cittadino straniero è assistito da un avvocato ed è ammesso al gratuito patrocinio ove ricorrano le condizioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115. In ogni caso per l’attestazione dei redditi prodotti all’estero si applica l’articolo 94 [sull’impossibilità di rivolgersi alle autorità consolari del proprio paese d’origine. n.d.r.] del medesimo decreto”).

“Il rigetto del quasi 100% delle istanze di recente presentate dai ricorrenti accolti nel suddetto centro dimostra come il CdO di Roma stia illegittimamente andando nella direzione opposta a quella prescritta dallo stesso legislatore europeo e nazionale”, sottolineano i promotori dei due progetti, che “condannano fermamente questa prassi” contro la quale annunciano “l’avvio di azioni legali”. Polo di garanzia e Centro operativo allerteranno inoltre l’UNAR e la Commissione Europea: quest’ultima “già nell’ottobre del 2012 ha aperto, nei confronti dell’Italia, la c.d. procedura di infrazione proprio a causa delle pratiche non conformi al diritto UE attuate dalle proprie istituzioni nei confronti di richiedenti asilo e titolari di
protezione”.

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Salerno: polizia e carabinieri “cancellano” la ex scuola Canalone occupata

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Una serie ininterrotta di sgomberi: ieri a Torino, oggi tocca a Genova e Salerno. E’ in atto un processo sistematico di “normalizzazione” da parte delle amministrazioni di centrosinistra con la complicità di magistratura e forze dette dell’ordine.
Così a farne le spese è, da questa mattina, la ex scuola Canalone di Salerno che da alcuni mesi era utilizzata come centro sociale.
Alle prime luci della giornata polizia e carabinieri si sono presentati davanti al cancello della struttura per sgomberarla con la forza: una consetudine che si sta rapidamente diffondendo in ogni città.
Il tentativo di queste azioni repressive è finalizzato alla rimozione degli spazi sociali; espressione delle lotte per il diritto alla casa, contro le grandi opere che devastano il territorio e per una cultura non conforme all’interesse dei governanti.
L’attacco diretto contro i movimenti rappresenta, senza ombra di dubbio, la premessa di quello che sarà l’atteggiamento dei “controllori” rispetto alla manifestazione del prossimo 11 Luglio a Torino.

Torino è Antifascista: presidio in piazza Castello per Andrea

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Pubblichiamo il volantino che verrà distribuito questo pomeriggio a Torino nel corso del presidio antifascista indetto per le 17 in piazza Castello per portare solidarietà ad Andrea, il ragazzo vigliaccamente accoltellato da un gruppo di naziskin nella notte tra sabato e domenica.

SOLIDARIETA’ A ANDREA – TORINO E’ ANTIFASCISTA

Nella notte tra sabato e domenica, Andrea, un ragazzo di 27 anni, è stato brutalmente e vigliaccamente aggredito da 6 giovanissimi aderenti alla galassia dei naziskin. Ricevendo una coltellata che gli ha provocato la perforazione di un polmone. Per chi non lo sapesse i naziskin sono quei neofascisti che abitualmente si rendono protagonisti di aggressioni violente ai danni di immigrati, omosessuali, militanti e/o simpatizzanti antifascisti.

Poco meno di un anno fa, Clément, un giovanissimo antifascista di Parigi, venne ucciso in un agguato del tutto simile a quello avvenuto nella metro di Torino. Tre mesi fa, a Rimini, 2 ragazzi vengono accoltellati da neofascisti, per fortuna senza gravi conseguenze. La scorsa settimana un fatto uguale è avvenuto a Trento, anche lì dei fascisti dal coltello facile hanno mandato all’ospedale un militante dei collettivi. E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un problema politico reale che non si può ridurre al gesto di un “esaltato”; tanto per ribadire di che personaggi si tratta, uno degli aggressori di Andrea, tale Charlie, è il cantante di un gruppo neofascista la cui canzone di punta si intitola “Kill the red”. Nella nostra città, questi personaggi frequentano luoghi legati a Casapound, come in questo quartiere, Santa Rita. Nella nostra città, Medaglia d’oro della Resistenza, non possiamo tollerare simili personaggi.

Oggi saremo in piazza per affermare che le strade e le piazze sono luoghi in cui non c’è spazio per chi passa le serate a cercare il nemico da accoltellare, in nome di un’ ideologia e uno stile di vita votati all’odio per il diverso, ma luoghi in cui ribadire valori quali l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo.

Cogliamo inoltre l’occasione per spedire al mittente le provocazioni dei fascisti cittadini, Augusta Montaruli e Maurizio Marrone – consiglieri di fratelli d’Italia- che hanno tentato di ripulirsi l’immagine andando a trovare Andrea in ospedale, quando fino a pochissimo tempo fa erano ben conosciuti per insozzare l’atrio dell’università con le loro bandiere con le croci celtiche, cercando spesso lo scontro con gli studenti, che non tolleravano la loro presenza. Il loro misero tentativo è fallito dal momento che Andrea, pur essendo in un letto di ospedale coi drenaggi attaccati al corpo, ha rabbiosamente rifiutato la loro visita.

In questo clima, fa rumore il silenzio della politica istituzionale, PD in testa al governo di comune, provincia e regione, che non ha speso parola per questo fatto gravissimo. Forse il sindaco Fassino ricorda che è figlio di un comandante partigiano solo quando ci sono le telecamere per la fiaccolata del 25 aprile.

 

L’Antifascismo si fa quotidianamente nelle piazze e nelle strade,

Nessuno spazio per i fascisti

Solidarietà ad Andrea

Torino Antifascista

Gugliotta, condannati nove poliziotti: quattro anni per aver pestato il giovane dopo la finale di Coppa Italia

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Condannati a quattro anni di reclusione gli agenti del reparto celere della polizia che picchiarono Stefano Gugliotta. I giudici della X sezione penale, presieduta da Vincenzo Terranova, hanno riconosciuto la penale responsabilità dei nove poliziotti che la sera del 5 maggio 2010, in occasione di una finale di Coppa Italia, pestarono Gugliotta dopo che uno di loro lo aveva fermato. “Giustizia è stata fatta”, ha detto tra le lacrime il giovane in aula.

Il pm in sede di requisitoria aveva chiesto condanne da 2 a tre anni. Quella sera di quattro anni fa, il ragazzo, che stava andando col motorino a una festa, fu fermato in via del Pinturicchio, al quartiere Flaminio, vicino allo stadio Olimpico, e picchiato.

In favore di Stefano Gugliotta i giudici della X sezione penale di Roma hanno riconosciuto un risarcimento di 40mila euro. I nove agenti condannati sono stati anche interdetti dai pubblici uffici per il periodo di durata della pena a loro inflitta. Il pm nel corso della requisitoria aveva spiegato che non c’era alcun motivo di ordine pubblico che dovesse portare al fermo di Gugliotta e di un suo amico che erano in motorino.

IL VIDEO DEL PESTAGGIO

Come ricordato dal magistrato, uno stesso agente di polizia urlò contro i colleghi: “Ora basta con i manganelli”. Il tribunale ha stabilito invece che le pene sono di 4 anni. I poliziotti Leonardo Mascia, Guido Faggiani, Andrea Serrao, Roberto Marinelli, Andrea Cramerotti, Fabrizio Cola, Leonardo Vinelli, Rossano Bagialemani e Michele Costanzo sono stati riconosciuti responsabili del reato di lesioni gravi. “E’ stata fatta cadere una aggravante connessa alla cicatrice sul volto di Gugliotta”, ha spiegato uno dei legali di parte civile.

Il 9 maggio scorso, il pm Pierluigi Cipolla aveva chiesto la condanna di Mascia, l’agente che fermò Gugliotta e che inizio il pestaggio, a 3 anni di reclusione e degli altri a due anni, ritenendo che la condotta del primo avesse innescato una situazione che ha finito per coinvolgere anche gli altri otto agenti, per cui il pm aveva chiesto due anni. Secondo la ricostruzione della procura, Gugliotta, dopo aver visto a casa la partita, fu bloccato mentre si trovava in motorino con un amico in viale del Pinturicchio, abbastanza lontano dallo stadio Olimpico, teatro di scontri tra tifosi e forze dell’ordine. Il ragazzo fu prima colpito da un pugno sferrato da un agente e poi malmenato a calci e manganellate dagli altri otto che lo arrestarono, senza che ne ricorressero le condizioni, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Gugliotta rimase in carcere una settimana, poi ottenne la libertà grazie al gip che ravvisò la mancanza delle esigenze cautelari.

Commossa tutta la famiglia di Stefano, dalla madre al padre e alla fidanzata e alcuni amici presenti in aula che si sono stretti in abbraccio non riuscendo a trattenere la gioia e dicendosi tutti “soddisfatti”. Agli amici Stefano, che oggi lavora come operaio specializzato in una azienda poco fuori Roma, tra le lacrime, ha detto: “Mi hanno massacrato”. “I giudici sono stati bravi – ha commentato la mamma – non si sono fatti influenzare dalle tante bugie dette nel corso del processo. Hanno sempre ascoltato e seguito tutto con attenzione”.

“Non si può mai essere contenti quando vengono condannate delle persone specie come in questo caso se agenti di polizia – ha commentato Cesare Piraino, avvocato di Gugliotta – Se l’impostazione accusatoria era corretta la pena da infliggere non poteva essere di modesta entità come chiesto dal pm”. A sostenere la famiglia Gugliotta c’erano anche Lucia Uva e Claudia Budroni, sorelle di altre persone che sarebbero decedute dopo interventi delle forze dell’ordine: il primo, morto il 14 giugno 2008, dopo essere stato trattenuto per alcune ore in una caserma dei carabinieri di Varese, l’altro, deceduto il 30 luglio 2011 dopo essere stato colpito da un proiettile sparato da un poliziotto dopo un inseguimento sul Gra a Roma. “Noi siamo tutte unite”, dice Claudia.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/06/04/news/pestaggio_gugliotta_condannati_nove_poliziotti-88029357/

Genova, sgomberato il centro sociale Buridda: “Ennesimo atto della città contro i giovani”

 

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Genova. Il centro sociale Buridda è stato sgomberato questa mattina. Sul posto è ancora presente un grande spiegamento di forze di polizia e sono molte le persone che hanno accolto l’appello lanciato dallo Sportello per il Diritto alla Casa e sono accorse in via Bertani.

Il provvedimento di sequestro risale alla fine del 2012 ed è stato firmato dal gip Roberto Fucigna su richiesta dei pubblici ministeri Cotugno e Ranieri Miniati. Contro il centro sociale di via Bertani erano stati presentati vari esposti da parte di un giudice della Corte di appello di Genova, residente nella zona. Ufficialmente Tursi dice di non sapere nulla dello sgombero, ma i giovani accorsi in presidio in fondo alla strada non ci stanno: “E’ una chiara decisione politica”, dicono.

Ma non sono gli unici a non vedere di buon occhio lo sgombero. “Una cosa assurda – ha dichiarato un’operatrice sociale dell’Asl mentre si stava recando al lavoro – credo che questo sia un ulteriore atto che la città compie contro i giovani, che sono ostacolati qualunque cosa facciamo. Io ho votato questa amministrazione, ma credo che debba vergognarsi”.

http://www.genova24.it/2014/06/genova-sgomberato-il-centro-sociale-buridda-ennesimo-atto-della-citta-contro-giovani-68186/

Il pd e il m5s votano in regione Lombardia per la sponsorizzazione di un’iniziativa del gruppo neonazista di lealta’ azione a Milano

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Incredibile ma vero: il pd regionale, unitamente al movimento cinque stelle, in regione Lombardia, ha votato per il patrocinio gratuito a un’iniziativa di lealtà azione prevista per domenica 8 giugno a Milano. Che la Provincia desse il proprio abituale contributo, lo sapevamo, dati i rapporti organici tra ormai l’ex presidente Podestà e gruppi di neonazisti nostrani, ma che si aggregasse anche il Consiglio regionale, non era tra le cose prevedibili.
È successo il 19 maggio scorso nell’Ufficio di presidenza. Con la delibera votata anche dalla vicepresidente del Pd Sara Valmaggi e dal consigliere del movimento cinque stelle, Eugenio Casalino (attendiamo eventuali smentite), si è così legittimato un torneo di calcetto (di cui per altro non si indica il luogo, come mai?) promosso formalmente dall’associazione La caramella buona, ma gestito dal gruppo neonazista di Lealtà azione (con tanto di logo e articolazioni annesse), la cui sede milanese, in via Pareto, come noto, è stata gentilmente messa a disposizione da una delle ‘ndrine più influenti di Reggio Calabria.
Dalle parti di Lealtà azione si sussurra che dovrebbero arrivare anche altri sponsor istituzionali. Speriamo non sia vero. Disattenzione, stupidità o superficialità? Non lo sappiamo. Certo il fatto rimane grave.

 

CLICCA QUI PER LEGGERE L’ORDINE DEL GIORNO APPROVATO


CLICCA QUI PER LEGGERE LA DELIBERA VOTATA DALL’INTERO UFFICIO DI PRESIDENZA

 

Perseverare è diabolico!

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Ancora al centro sportivo di Niguarda di via Giuditta Pasta, come lo scorso anno, il torneo di calcetto di Lealtà azione

Si dovrebbe tenere presso il centro sportivo Sporting 3 Platani di via Giuditta Pasta, al quartiere Niguarda di Milano, il torneo di calcetto del prossimo 8 giugno gestito dal gruppo neonazista di Lealtà azione. A confermarlo una semplice telefonata con richiesta di informazioni a cui si è risposto che «teoricamente è così» ma che si è ancora in attesa dell’autorizzazione finale. La stessa struttura dello scorso anno quando un evento simile si tenne il 23 giugno, anche allora sotto la copertura dell’associazione La caramella buona.
Il centro sportivo è di proprietà del Comune di Milano e dato in concessione d’uso all’Associazione sportiva dilettantistica Sporting 3 Platani. L’anno scorso l’assessore al Tempo libero del Comune di Milano, Chiara Bisconti, invitò l’associazione a sospendere l’iniziativa. Fu addirittura presa in giro con l’assicurazione che Lealtà azione non avrebbe partecipato all’evento. In un impietoso articolo pubblicato sulla «Gazzetta dello Sport», il giorno successivo, si parlò della presenza di «centinaia di persone con indosso magliette dell’associazione», di «palloncini con il logo e il nome» e di «un banchetto per la raccolta fondi». «Tutto l’evento», scrisse il giornalista che si era recato sul luogo, era «targato Lealtà azione». Il Comune dichiarò a quel punto che il gestore ne avrebbe «risposto». È passato un anno e sembrerebbe si sia al punto di prima. Quest’anno, giusto per non essere equivocati, gli organizzatori tra le squadre di calcio hanno anche inserito Forza nuova e Militia. La domanda è semplice: al Comune di Milano intendono nuovamente farsi prendere per il naso?

http://www.osservatoriodemocratico.org/page.asp?ID=3479&Class_ID=1004

4 Giugno 1944 : Bruno Buozzi assassinato dalle ss insieme ad altri 13 compagni di lottata

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Era stato costretto a lasciare la scuola dopo le elementari e fece, da ragazzo, il meccanico aggiustatore. Quando si trasferì a Milano, trovò lavoro come operaio specializzato alle Officine Marelli e poi alla Bianchi. Nel 1905 aderì al sindacato degli operai metallurgici e al PSI, militando nella frazione riformista di Turati. Nel 1920 fu tra i promotori del movimento per l’occupazione delle fabbriche. Più volte eletto deputato socialista prima della presa del potere da parte del fascismo, Bruno Buozzi nel 1926 espatriò in Francia, dove continuò, nella Concentrazione antifascista, l’attività unitaria contro il regime di Mussolini.
Durante la guerra di Spagna, per incarico del suo partito, diresse l’opera d’organizzazione, raccolta e invio di aiuti alla Repubblica democratica attaccata dai franchisti. Alla vigilia dell’occupazione tedesca di Parigi, Buozzi si trasferì a Tours. Lo tradì il comprensibile desiderio di visitare, a Parigi, la figlia partoriente. Nel febbraio del 1941 fu, infatti, arrestato dai tedeschi nella Capitale francese. Rinchiuso dapprima nelle carceri della Santé, fu successivamente trasferito in Germania e, di qui, in Italia dove rimase per due anni al confino in provincia di Perugia.
Riacquistata la libertà alla caduta del fascismo, ai primi di agosto del 1943, Bruno Buozzi fu nominato dal governo Badoglio, insieme al comunista Giovanni Roveda e al democristiano Gioacchino Quarello, commissario alla Confederazione dei sindacati dell’industria. Durante l’occupazione nazista di Roma, Buozzi trovò ospitalità presso un amico colonnello e, quando questi dovette darsi alla macchia, cercò un altro precario rifugio, dove fu sorpreso dalla polizia.
Era il 13 aprile 1944. Fermato per accertamenti e condotto in via Tasso, i fascisti scoprirono la vera identità del sindacalista. Il CLN di Roma tentò a più riprese, ma senza successo, di organizzarne l’evasione e il 1° giugno 1944, quando gli americani erano ormai alle porte della Capitale, il nome di Bruno Buozzi fu incluso dalla polizia tedesca in un elenco di 160 prigionieri destinati ad essere evacuati da Roma. La sera del 3 giugno, con altri 12 compagni, Buozzi fu caricato su un camion tedesco, che si avviò lungo la via Cassia, ingombra di truppe in ritirata. In località La Storta, forse per la difficoltà di proseguire, l’automezzo si fermò e i prigionieri furono fatti scendere. Rinchiuso in un fienile per la notte, all’indomani il gruppo fu brutalmente sospinto in una valletta e Bruno Buozzi – sembra per ordine del capitano delle SS Erich Priebke – fu trucidato con tutti i suoi compagni.
Dopo la Liberazione, a Bruno Buozzi sono state intitolate strade e piazze a Roma e in molte altre città d’Italia. Portano il suo nome anche cooperative, associazioni sportive, scuole. Una Fondazione Bruno Buozzi, che ha tra i suoi compiti quello di incrementare gli studi sul sindacalismo, si è costituita a Roma il 24 gennaio 2003. La presiede Giorgio Benvenuto.

Le Vittime

  • Gabor Adler, volontario ungherese, alias il capitano inglese “John Armstrong”‘, alias “Gabriele Bianchi”[5][6], inviato a Roma dagli inglesi in azione di spionaggio. Sepolto al Cimitero del Verano, riquadro 5[7].
  • Eugenio Arrighi, tenente (Fronte militare clandestino)
  • Alfeo Brandimarte, maggiore delle Armi navali (Fronte militare clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare
  • Bruno Buozzi, operaio, dirigente sindacale, già deputato del PSI (Brigate Matteotti). Sepolto al Cimitero Monumentale del Verano, accanto alla tomba del Capitano Armstrong.
  • Luigi Castellani, insegnante
  • Vincenzo Converti, ragioniere (Brigate Matteotti)
  • Libero De Angelis, meccanico (Brigate Matteotti)
  • Edmondo Di Pillo, ingegnere (Brigate Matteotti) – Medaglia d’oro al valor militare
  • Pietro Dodi, generale di cavalleria nella riserva (Fronte militare clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare
  • Saverio Tunetti, tenente (Fronte militare clandestino)
  • Lino Eramo, avvocato
  • Borian Frejdrik, ingegnere polacco (Brigate Matteotti)
  • Alberto Pennacchi, tipografo (Brigate Matteotti)
  • Enrico Sorrentino, capitano (Fronte militare clandestino)